Buongiorno!
Per scoprire l'autentica oggettività del mondo l'uomo non deve pensare il mondo come una parte di sè, ma deve sentire se stesso come una parte del mondo. (Abbagnano)
Il fine settimana per me è natura, lo sapete ormai, Nonna Papera (che adesso vuol farsi chiamare Grandma Duck per rinnovare la sua immagine..ma avremo tempo di abituarci!) si mette gli scarponcini al mattino e parte per passeggiate più o meno lunghe sui monti a lei cari.
Camminare per me è star bene, oltre che fisicamente, anche mentalmente. Mi aiuta a scaricare le tensioni e le problematiche della vita in genere, mi aiuta a far chiarezza nei meandri della mente.
Intorno a me il silenzio, la pace, la tranquillità. Posso udire solo i rumori della natura: un picchio su di un albero, un cane in cerca del padrone, gli alberi che oscillano mossi dal vento, il fruscio delle foglie secche calpestate da un cerbiatto che fugge impaurito. Che meraviglia!
Tutto mi sembra più chiaro. I miei profondi respiri mi rigenerano donandomi sensazioni di freschezza e leggerezza, come l'aria che mi circonda.
Tempo fa avevo letto un libro "Filosofia del camminare: esercizi di meditazione mediterranea" di Duccio Demetrio. E' palese la metafora che fa fra il camminare lungo sentieri ed il percorrere le strade della vita. Cartelli, deviazioni da prendere, scelte da fare, fermarti o proseguire?, limiti da superare, fatiche da sopportare, fardelli in spalla da portare.
Il filo conduttore è il concetto del camminare visto come sfida a una volontà renitente, avviso del rischio possibile, è azzardo, un modo di temprare quell'io solitario che si forma nell'esperienza del silenzio della natura.
Così come quando si cammina bisogna risparmiare le energie per affrontare le salite più ripide, così nella vita è bene distinguere dove farsi forza e lottare o dove tenere un ritmo di buona lena.
Io quando sono in cima ad un monte, quando ho raggiunto la vetta, mi sento parte di questo mondo, sento di esistere e di avere tra le mani delle possibilità di scelta che mi potranno portare ad una realizzazione. Sento di poter scegliere tra la fedeltà al mio essere e la dispersione della quotidianità, tra il vivere e l'esistere.
In cima alla vetta...io sono io.
E quando scendo? Quando scendo è un altro dei momenti della giornata che adoro: completamente rigenerata e carica di pensieri positivi, mi metto in cucina e mi dedico alla cottura a fuoco lento.
Mi siedo a tavola con gli amici, che con me condividono la gioia dello stare nella natura, e pranzo...o ceno...non so come definirlo perchè l'orario è sempre un po' strano, varia tra le 16 e le 17.30, ma cosa importa? C'è forse un'ora dettata dalla legge per sedersi a tavola rilassati ed in pace con il mondo?
Io dico di no =)
Oggi vi propongo questi fusi di pollo cotti nel vino, la carne diventa tenerissima e molto saporita, il colore violaceo la dice lunga sul gusto.
Ho abbinato a questo piatto un buon Teroldego, dal colore rosso rubino e dal profumo di viola e frutti di sottobosco.
6 fusi di pollo
3 cipolle rosse
4 peperoni arrostiti al naturale Valgrì
insaporitore per carni Ariosto
peperoncino in polvere
pancetta
farina
vino rosso Chianti
sale
olio evo Dante
Procedimento:
Togliere la pelle dai fusi di pollo.
Infarinare il pollo e massaggiarlo con l'insaporitore per carni, il sale ed il peperoncino.
Tagliare a fettine le cipolle, i peperoni a striscioline e la pancetta a fette grosse.
Preprare un soffritto con le cipolle, la pancetta e i peperoni in un filo d'olio.
Rosolare i fusi.
Coprire con il vino e lasciare cuocere a fuoco lento per un'ora circa.