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venerdì 3 aprile 2015

Lo chef con i dreads: Marcello Trentini

Buongiorno!

Ieri leggevo un articolo sui piatti degli chef dedicati alla Pasqua e ho trovato Pane e salsiccia di Marcello Trentini, AKA Magorabin. Non ho potuto fare a meno di ripensare al pranzo da lui a Torino.
Io credo che tutti abbiate in mente di chi sto parlando, se volete un indizio che vi farà esclamare "Ahhhh sì sì ho capito!" vi dico che è lo chef con i dreads.
Quando ero all'Alma, durante una lezione, un docente ha ripreso un mio compagno che non si era fatto la barba "In cucina ci vuole rigore, hai mai visto uno chef con barba sfatta, orecchini ovunque e capelli lunghi?". Io mi sono permessa di esprimere ad alta voce un mio pensiero "Io ne ho visto uno con i dreads" e il docente mi ha risposto "Beh ma quello è il Magorabin, quando arriverete ai suoi livelli tutto vi sarà permesso...ora no!". 
Marcello è un artista in tutto ciò che fa e questo è nella sua forma mentis per gli studi di belle arti conseguiti. Il suo essere cuoco è espressione di questo estro artistico.
Quando entri nel ristorante Magorabin, in Corso San Maurizio 61/b a Torino, ammiri prima i quadri da lui firmati poi ti delizi con i piatti, sempre da lui firmati.
Il ristorante ha aperto nel 2003 e ha portato l'alta ristorazione in città.
I suoi sono piatti fortemente legati al territorio e rielaborati in chiave personale. Un'arte "in soggettiva" e libera da ogni etichetta. "La mia è una cucina di contaminazione assoluta. Sono un torinese innamorato del resto del mondo, soprattutto Sud America e il sud est asiatico. Oltre che del Sud d’Italia".



Ricordiamoci che stiamo parlando di una stella Michelin che di recente è pure entrato a far parte della prestigiosa associazione Le Soste.


Per capire la sua cucina bisogna proprio sedersi a tavola e lasciarsi anche consigliare un percorso degustativo, lui parla con le sue portate e assaggiando tu percepisci che c'è amore in ciò che fa. Amore per il cibo, passione per la cucina, rispetto per gli ingredienti, cultura gastronomica e attenzione verso il commensale. 



Può stare a raccontarti del suo passato e del perché è arrivato fino a qui ma secondo me se tu ti limiti ad ascoltarlo ti limiti a vedere la persona che hai davanti: uno chef alternativo nel suo essere, nel suo presentarsi con la divisa che mai sarà bianca o nera perché troppo banale e spesso sarà mimetica e psichedelica nei colori, uno chef che ti colpisce senza dubbio ma c'è di più.




C'è uno chef che ti emoziona, che non lascia nulla al caso, che crea armonie e ti fa sentire in armonia.
Difficile da dimenticare e quasi un peccato per voi limitarsi a leggere queste mie righe e a guardare queste foto, senza dubbio che stuzzicano ma credetemi c'è altro. Fossi in voi prenoterei un tavolo per capire meglio cosa voglio comunicarvi!