mercoledì 23 marzo 2011

La cucina lariana...la Panigada

Faggeto Lario...la mia terra!

Le terre che avvolgono le acque del lago di Como, dette lariane dall'antico nome del lago, Larius, sono celebri nel mondo per paesaggi d'incantevole bellezza. I monti scendono a lambire le acque in un susseguirsi di linee oblique, di cime e controcime più o meno aguzze, di paesi appesi ai pendii o mollemente allungati sulle rive.
Molti artisti, pittori, scrittori e musicisti, hanno cercato di esprimere nelle loro opere il profondo fascino che il lago di Como, con i suoi panorami sempre diversi e sempre sorprendentemente mirabili, esercita sugli animi sensibili.
L'incanto del lago è racchiuso nell'armonia che vi regna: sia che si osservino grossi borghi popolosi, sia piccoli insediamenti, costituiti da poche case in pietra strettamente accostate, le vie, le scale, i portici, le piccole piazze sono ovunque a misura d'uomo. Anche la luce lariana è particolare e contribuisce ad accrescere il fascino dei luoghi: quando non arrivano i vapori della pianura l'atmosfera è così tersa che pare di poter toccare la riva opposta semplicemente allungando una mano.

Spesso oltre i muri di cinta emerge il verde lussureggiante dei giardini centenari di ville sconosciute o famose; il clima locale infatti, mantenuto ragionevolmente mite dall'influsso del lago (rispetto a quello della regione lombarda circostante), ha consentito l'impianto di una vegetazione di tipo mediterraneo, grazie alla quale il paesaggio, che è forte e un po' aspro, simile al carattere della gente locale, ha decisamente acquistato in dolcezza.
Il territoro lariano, chiuso com'è tra acqua e monti, è in generale povero di terre pianeggianti, benchè alcune piane di origine alluvionale si siano formate allo sbocco dei fiumi: non è dunque caratterizzato da coltivazioni estese, ma da piccoli orti e da frutteti familiari, situati su terrazzamenti realizzati dall'immane fatica di antenati laboriosi.
In passato, fino alla fine del secolo scorso e ai primi anni del '900, nel territorio lariano era molto coltivata la vite, ma questa coltura, che produceva vino destinato soprattutto a soddisfare le necessità familiari, già fiaccata dall'eccessivo frazionamento delle proprietà, ha subito un netto declino dopo che i vigneti sono stati colpiti dalla fillossera, un parassita giunto dagli Stati Uniti a fine '800.

Per quanto riguarda la cucina i piatti tradizionali della zona lariana si basano naturalmente su prodotti locali; si cucinano infatti i prodotti dell'acqua e dei monti: i pesci, le verdure, la selvaggina, il pollame, le uova, il latte. Non può essere naturalmente dimenticata la polenta, che assieme alle castagne ha fornito ai lariani d'altri tempi le calorie necessarie alla sopravvivenza. Da questi prodotti scaturisce una cucina rustica e genuina, nella quale si può assaporare il gusto di ogni ingrediente. Una cucina semplice che non prevede, se non eccezionalmente, lunghe ore di preparazione, probabilmente perchè le donne di queste terre si dovevano spesso dividere, già in passato, tra il lavoro in casa e quello nei campi o in filanda.
Come frequentemente succede, la semplicità delle ricette e la genuinità degli ingredienti, associate alla cura dei particolari, generano un risultato squisito.
Alcuni piatti lariani si trovano diffusi in un territorio più vasto, che ha come confine il lago Maggiore a ovest, lo Stelvio a est, la Brianza a sud e lo Spluga a nord; ciò non deve sorprendere se si tiene presente che questi erano un tempo i confini della diocesi di Como e che le popolazioni abitanti questi territori hanno mantenuto inalterate, pur nelle vicessitudini e nelle ripetute invasioni, molte abitudini comuni, e non solo per quanto riguarda l'alimentazione, ma anche negli usi, nella lingua, e in tutto ciò che caratterizza la vita.
Attualmente alcuni piatti che testimoniano un passato di fame sono stati dimenticati, mentre altri sono presentati in rassegne gastronomiche locali e sono ricercati da chi desidera trovare sapori antichi e genuini. La terra lariana non manca di locali in cui si esercita l'arte della buona cucina: è infatti sempre stata la patria di validissimi cuochi, spesso emigrati alla ricerca di successo internazionale, ma che tornano, prima o poi, sulle sponde del loro lago.
Il più celebre fra gli antichi cuochi è il comasco Maestro Martino, che operò a lungo a Roma, verso la metà del '400 e scrisse un'opera rimasta famosa, "Il libro de arte coquinaria" in cui espone con assoluta chiarezza la sua incomparabile cultura gastronomica.

I dolci tradizionali del territorio lariano sono molto semplici, derivano infatti, per la maggior parte, da forme di pane cui sono stati aggiunti zucchero e frutta secca. Le torte più tipiche sono torte di pane e latte al cui impasto si unisce la frutta che si ha a disposizione.


Panigada

Oggi voglio iniziare la sezione Cucina Laghee con questa ricetta semplice.
I turtej de panigada o meini sono dolcetti che in origine dovevano essere a base di farina di miglio, in latino panicum, ma che poi hanno mutato il loro impasto con la presenza della farina gialla.

Ingredienti:
500 gr di farina gialla
150 gr di farina di semola
125 gr di burro
125 gr di zucchero
15 gr di lievito di birra
20 gr di fiori essicati di sambuco
latte q.b.

Procedimento:
si amalgamano gli ingredienti fino ad ottenere una pasta ben lavorata, compatta, non molle.
Si lascia lievitare l'impasto in ambiente caldo, poi si ritagliano i diversi tortelli che possono essere pennellati con tuorlo d'uovo mescolato a latte.
Io oggi mi sono aiutata con due cucchiai perchè la pasta mi è rimasta un po' più morbida del solito.
La cottura dei meini va effettuata in forno a 180° per 30 min

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