Buongiorno!
Il 25 Maggio a Montalto Pavese, in occasione della prima edizione de "Le Donne di Maggio", sarà presente anche Maria Cristina Magni.
Scrittrice, più conosciuta come Ketty, ci parlerà di due regine protagoniste della storia e dei suoi romanzi: “TEODOLINDA, il senso della meraviglia” (2009) e “ADELAIDE, imperatrice del lago” (2011), di come hanno saputo coniugare il loro ruolo di donne, madri, mogli, e regnanti.
Il suo ultimo romanzo “IL PRINCIPE DEI CUOCHI” racconta l’avvincente storia di Martino da Como, cuoco del Rinascimento, che per primo trasformò la cucina in una forma d’arte.
Chi è Maria Cristina Magni e perchè è una donna di Maggio? Cosa vuole dire oggi essere una Donna di Maggio?
Ketty Magni, diminutivo e nome d’arte di Maria Cristiana Magni, nasce a Desio, in Brianza, in una casa a quel tempo affacciata su infiniti campi di grano macchiettati da papaveri e fiordalisi. Come il padre Carlo, che teneva la Divina Commedia sul comodino, viene contagiata dalla lettura e il momento a chiusura della giornata deve essere accompagnato da un buon libro.
Con tenacia, incontra tanti personaggi e autori di successo, dai quali assorbe energie e apprende i segreti della scrittura.
Dopo diverse collaborazioni in campo delle pubbliche relazioni, decide di pubblicare il suo primo romanzo Riflessi (2006), che diventa anche audiolibro per i non vedenti. L’anno successivo segue Il Pontile sul Lario (2007). Poi, si cimenta con i romanzi storici, sua vera passione, Teodolinda il senso della meraviglia (2009), Adelaide imperatrice del lago (2011) e il Principe dei cuochi (2011).
Nel 2011, si aggiudica il Premio Antonio Fogazzaro, lo Spoletoartfestival letteratura e il Premio Ambiente.
Il mio motto latino preferito è il palindromo “si sedes non is”, ovvero “se non ti siedi procedi”.
Essere una Donna di maggio vuole dire non restare passiva, vuol dire prendere possesso delle proprie potenzialità per esprimersi, godendo l’esperienza degli anni vissuti, con coscienza della transitorietà dell’esistenza.
Significa scegliere l’opzione giusta di percorso per rinascere, avvalendosi delle doti prettamente femminili: passione, curiosità, sentimento.
Cito una frase tratta da un mio lavoro letterario, che sintetizza la percezione del tempo in età adulta:
“Il tempo nel mio passato si era mosso piano, ma da quel momento in poi, le ore si rincorsero velocemente.” Dal romanzo Teodolinda il senso della meraviglia.
Recentemente ha scritto "Il principe dei cuochi". La cucina è davvero una forma d'arte secondo lei?
Sì, certamente, la cucina è arte. Maestro Martino, il protagonista del mio libro, è stato il primo a concepire la cucina come una vera e propria forma d’arte, in un periodo in cui vi era una rinascita di diverse forme d’arte: dalla pittura alla scultura, dall’architettura alla musica. Basandosi su conoscenze approfondite della materia e sull’esperienze precedenti del nostro passato gastronomico rielabora con fantasia e felici intuizioni alcune ricette. Martino non concepisce il cibo solo come nutrimento, ma anche per puro piacere e presenta in tavola piatti di grande effetto scenografico, come ad esempio, il pavone vestito con tutte le sue penne che cotto parrà vivo e butta il fuoco dal becco.
Scopre dunque il piacere di esprimersi attraverso le sue creazioni alimentari con un linguaggio, che ben rappresenta lo spirito multiforme dell’epoca rinascimentale.
Ketty Magni è anche una donna di cucina? Qual'è il suo piatto forte?
Ho ereditato da mia nonna e da mia madre la passione culinaria e il senso dell’ospitalità. Passo dalla penna ai fornelli senza impedimenti. Gli unici intoppi si verificano quando pretendo di fare entrambe le cose insieme. Scrivere e cucinare, o addirittura danzare, cantare, lavare, stirare, leggere, telefonare. Ma è tipico di noi donne! Per ottimizzare il tempo.
Adoro cucinare nei momenti liberi e scegliere con cura gli ingredienti, preferendo prodotti biologici e stagionali. Mi piace sperimentare e personalizzare le ricette. Prediligo piatti semplici, leggeri e raffinati, profumati con erbe aromatiche, e il mio palato delicato non ama le spezie piccanti che anestetizzano e coprono altri sapori. Per soddisfare la mia golosità, un buon dolce a fine pasto non deve mai mancare.
Ho sperimentato personalmente le ricette contenute alla fine del mio romanzo e ho riscoperto sapori antichi. Ho recuperato persino le carote nere e le ho cucinate per i miei commensali. Ma preferirei non spargere la voce che sono una brava cuoca, altrimenti tutti vorranno venire a cena da me e non avrò più tempo da dedicare alla scrittura!
La mia ricetta preferita è la TORTA PAESANA, in versione bianca. Naturalmente appartiene alla tradizione popolare brianzola, e come mi ha raccontato il mio amico chef Giovanni Guadagno, può essere considerata l’antenata della più famosa torta paesana scura, al cioccolato.
Ingredienti:
1 litro di latte fresco
800 g. di pane raffermo
3 uova
300 g. di miele
100 g. di pinoli
125 g. di uvetta
100 g. di burro
1 limone
Pane grattugiato
Mettere a bagno il pane a tocchetti nel latte per diverse ore, mescolando di tanto in tanto. Ammollare l’uvetta, spremere il succo del limone e grattugiare la scorza, poi, amalgamare agli altri ingredienti. Versare il composto nella tortiera ben imburrata e passata con il pane grattugiato, per formare una bella crosticina. Cospargere fiocchetti di burro, prima di infornare. Cuocere per 40 minuti in forno a 180°. Si può servire anche calda.
N. B. A volte, aggiungo il cioccolato bianco, diminuendo le dosi di burro e di miele.
E’ una vera squisitezza!
Grazie Ketty!
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