venerdì 23 marzo 2012

Quattro amici e..una petamura per raccontarsi





Buongiorno!

I detti di casa mia a tavola sono:

I bun bucun custen car
Mangia e tas, se ta voret vif in pas
Panza piena la ciama ripos
Ul vin al fa sang, l'acqua fa tremà i gamb


Ma se a cena hai Silvia dalla provincia di Livorno, Lidia dalla provincia di Caserta e Giovanni dalla provincia di Napoli...non capiranno mai!!!
Quale modo migliore di presentarsi se non attraverso il piatto tipico della propria città?
Al mondo esistono pochissime persone che conoscono ed hanno mangiato la petamura, solo gli abitanti di Faggeto Lario. Su quel ramo del lago di Como che conta 1000 anime o poco più, i nonni a tavola come pasto servivano la petamura.

Mio padre ne ha un ricordo tenerissimo, ultimo di nove fratelli, la mangiava la sera quando mia nonna non stava bene e le sorelle grandi si prendevano cura di lui. Io oggi la definisco un dolce, ma è un pasto completo quando in casa non si sa nemmeno cosa sia un budino, ma si ha solo farina, latte, zucchero e vino. E' molto consistente e nutriente. E' un piatto povero.
Mia zia con gli anni l'ha sempre fatta in pentoloni giganti nelle sere d'estate radunati tutti alla fontana del paese, io l'ho fatta al mio papà l'altra sera per la sua festa ed oggi la metto a tavola per donare parte della mia storia ai miei nuovi amici.
Sì perchè io sono nata e cresciuta qui e qui starò ed in questo dolce c'è la semplicità di casa mia, l'umiltà, il profumo dei miei nonni ed il gusto del genuino.
C'è solo un problema, non esiste ricetta sui libri, non esiste ricetta su internet (se la trovate mandatemi il link perchè io proprio non l'ho vista), esiste solo nella memoria delle donne del paese e si fa ad occhio. Si tramanda di generazione in generazione e questa è un'altra cosa che adoro del mio paese: la tradizione.


Ingredienti (per due coppette):
3 cucchiai di farina, ma poi fai ad occhio
250 ml di latte, ma poi fai ad occhio
3 cucchiai di zucchero, ma poi fai ad occhio
1 bicchiere di vino rosso corposo della casa, ma poi...fai ad occhio

Procedimento:
Mettere sul fuoco la casseruola con dentro la farina alla quale abbiamo aggiunto, poco alla volta, in latte. E' importante continuare a girare bene per evitare la formazione di grumi.
Aggiungere lo zucchero e continuare a girare.
Aggiungere il vino e portare ad ebollizione.
A questo punto inizia la fase ad occhio: la petamura deve prendere la consistenza di un budino, quindi non può rimanere liquida. Io ho aggiunto un pochino di maizena ed ho assaggiato. Aggiungendo la maizena ho dovuto aggiungere un goccino di vino (che poi dona quel colore violaceo e quel sapore, quel profumo che caratterizzano la petamura) e aggiustare di zucchero.
Se dopo 2 minuti dalla bollitura la crema inizia a indurirsi vuol dire che è pronta.
La si serve in coppette.


Con questa ricetta e con quelle di Silvia, Lidia e Giovanni partecipiamo al contest di Scorribande in cucina



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