Buongiorno!
Ma, per trasmettervelo, lo devo raccontare nei particolari.
Per affrontare bene l'esperienza Vinitaly bisogna partire con un programma più o meno stabilito, con le idee più o meno chiare su cosa degustare e che cantina visitare. Io grazie a qualche contatto preso prima, ho rispettato un tour che si è rivelato davvero interessante ed illuminante.
Altra regola importante prima di iniziare, è fare una colazione molto molto abbondante e ricordarsi che stiamo parlando di degustazioni, si assaggia con parsimonia, l'unico obiettivo deve essere conoscere nuovi vini da apprezzare poi a tavola con amici e parenti.
Il primo appuntamento lo abbiamo con le Cantine Ferrari dove ad accoglierci c'è Marcello Lunelli, terza generazione della famiglia Lunelli.
Siamo in Trentino. Fondate nel 1902 da Giulio Ferrari durante il periodo austro-ungarico, furono poi acquistate nel 1052 da Bruno Lunelli. In pochi anni divertò una cantina gioiello con le bollicine tra le più raffinate.
Il Ferrari è un Metodo Classico creato secondo il rigido disciplinare della TRENTODOC. Nasce solo da uve coltivate in vigneti di proprietà o sotto il controllo continuo degli enologi della casa. Uve solo del Trentino, terra conosciuta per la coltivazione dello Chardonnay dal quale nascono gli spumanti più nobili.
La casa ci offre quattro assaggi:
Ferrari Perlè : metodo classico, anno 2006, millesimato Blanc de Blanc di indiscutibile pregio, ottenuto solo da uve Chardonnay provenienti da vigneti di proprietà. Dopo un lungo affinamento in bottiglia è una sintesi di eleganza, freschezza ed armoniosa complessità. Matura circa 5 anni su lieviti selezionati in proprie colture.
Ferrari Riserva Lunelli: metodo classico, anno 2004, fermentazione in legno, millesimato di straordinaria struttura, affascinante sintesi di innovazione e tradizione.
Ferrari Perlè Nero: metodo classico, anno 2006, millesimato Blanc de Noirs, ottenuto da uve Pinot Nero in purezza, accuratamente selezionate nei migliori vigneti di proprietà. Dopo un lungo affinamento in bottiglia, presenta una complessità rara e un perfetto equilibrio tra note fruttate e tostate. Matura circa 6 anni su lieviti selezionati di proprie colture.
Giulio Ferrari Riserva del Fondatore: metodo classico, anno 2001, Chardonnay in purezza, dal vigneto di Maso Pianizza, un Cru capace di vincere la sfida contro il tempo. Ha una maturazione decennale su lieviti selezionati in proprie colture.
Progetto carapace-Arnaldo Pomodoro |
E allora eccoci dirigerci verso il padiglione dell'Umbria a conoscerla.
Ci vengono offerti due assaggi:
Montefalco Sagrantino: vino che nasce dalle attente selezioni di uve provenienti da vigneti storici di Brogliano, Sagrantino 100%, matura 12 mesi in tonneaux e 16 mesi in botte grande, affinamento minimo di 10 mesi in bottiglia. E' un vino di colore rubino, al naso si percepiscono frutti rossi e si è colpiti da note agrodolci e di liquirizia, al gusto persistente con tannino di rara finezza ed eleganza.
Montefalco Rosso: Sangiovese 75%, Sagrantino 15% e Cabernet e Merlot 15%, matura 12 mesi in barrique, affinamento di 6 mesi in bottiglia. Di colore rosso rubino, al naso colpisce il fruttato e le essenze balsamiche, in bocca dona equilibrio.
Lasciamo la famiglia Lunelli ed andiamo nel pad. 7 dove ad attenderci ci sono Terra da Vino e Antinori.
Salutiamo Cristina che per Terra da Vino Cantine in Barolo ci fa assaggiare La luna e i falò: un Barbera d'Asti D.O.C.G. Superiore. Ce lo presentano come un super Barbera che va a incrementare il vitigno che era fino a poco tempo fa poco considerato. Di un colore rosso rubino, un profumo intenso, ed un sapore asciutto e morbido, subisce una vinificazione tradizionale ed un affinamento in barrique di un anno, di cui 6 mesi in nuove e 6 mesi in passaggio Barbera.
Un saluto lo facciamo anche a Barbara, della cantina Antinori ci offre quattro assaggi della tenuta Montenisa.
Montenisa Dizero: Blanc de Blanc 100% Cardonnay, prima fermentazione in acciaio e barrique e poi in bottiglia con 30 mesi di affinamento lieviti. Al palato è pieno e complesso.
Brut: Franciacorta base da Pinot bianco e Pinot nero, prima fermentazione in acciaio e barrique e poi in bottiglia con 30 mesi di affinamento lieviti, dalle note fruttate
Rosè: anno 2003, di grande personalità e dai profumi intensi, subisce una macerazione sospesa poi passa in acciaio e barrique. Rispetta il disciplinare Franciacorta che non consente di correggere con vino rosso.
Saten: un millesimato anno 2004, prima fermentazione in acciaio e barrique e poi in bottiglia con 30 mesi di affinamento lieviti, presenta note floreali e dona un gusto pieno e complesso.
Giusto il tempo di un panino ed una bottiglietta di acqua ed entriamo nel padiglione della Lombardia.
Impossibile non andare a trovare l'Azienda Agricola Sorsasso. Parliamo con Daniele Travi che ci racconta come dalle sue uve, coltivate sulle colline di Domaso nell'alto lago di Como, con moderni metodi di vinificazione, nascono vini dai profumi intensi che ricordano le nostre terre.
Assaggiamo il Domasino Solus: il "Domasino" Igt Terre Lariane, prende origine dal termine con cui venivano anticamente chiamati i vini provenienti dal territorio sovrastante il comune di Domaso.Qui le vigne terrazzate, esposte al clima temperato e ventilato della sponda occidentale del lago di Como, producono uve di singolare qualitá e pregio. Da queste uve si ottengono vini dalle caratteristiche uniche. E' un Sangiovese in purezza vinificato in bianco, svinato velocemente.
Due curiosità, l'etichetta è un quadro realizzato da sua mamma, ed il vino è sponsor in degustazione all'aperitivo "Made in Italy" organizzato da Alitalia in occasione del volo inaugurale Monaco-Milano Malpensa.
In anteprima Daniele ci ha fatto assaggiare il nuovo distillato della casa l'Italian Liqueur.
Percorriamo i corridoi della Valtellina e arriviamo nell'Oltrepò Pavese alla scoperta dei Doria di Montalto.
Giuseppina, la titolare, e Daniele il fedele braccio destro, ci fanno accomodare e ci raccontano la loro storia. Con attenzione li ascoltiamo, catturati dalla passione che trasmettono.
I Doria di Montalto seguono un percorso originale basato sul vino biologico.
212 anni di storia, da sette generazioni produttori, per i 150 anni d'Italia erano fra le 150 aziende più vecchie d'Italia.
Il punto di vista di Daniele è simile a quello dell'artista nei confronti della manipolazione della materia.
Mentre degustiamo, ci parla di "umami" di questa scienza esatta per cui l'istinto predilige naturalmente delle cose e ne respinge altre. La vera arte di chi fa vino biologico è di mantenere l'umami.
Rielabora la citazione di Feuerbach "L'uomo è ciò che mangia" in "Io voglio essere ciò che mangio, nutrendomi voglio dire chi sono, esprimermi".
Roncobianco Riesling: anno 2006, prodotto da lungo invecchiamento, oltre 20 anni e bevibile dopo 4 anni. Le tecniche di vinificazione sono apprese dai tecnici asburgici. Dal profumo persistente, con note di frutta esotica, è' un vino che si abbina a qualsiasi piatto e in ogni momento della giornata.
Querciolo Riserva: Pinot nero, anno 2009, dal colore rosso granato, equilibrato e morbido in bocca.
A.D.Memorial: I.G.T., unico vino a base di Nebbiolo autoctono, primo Nebbiolo dell'Oltrepò. Un profumo fine e persistente, con piacevoli sensazioni di spezie e frutti rossi, dal sapore tannico.
Su questo vino ho potuto discutere con Daniele delle mie difficoltà olfattive, trovo più semplice al naso riconoscere le note speziate e quelle floreali, da quelle fruttate. Daniele ha saputo darmi una giustificazione esaustiva su come questo sia possibile probabilmente per il fatto che sono abituata ad usare in cucina le spezie e amalgamarle fra loro.
Dispiaciuti ci congediamo dai Doria, con la promessa di andarli a trovare prestissimo nel loro agriturismo, desiderosi di conoscerli ancora di più.
Eccoci giunti all'ultimo padiglione da visitare: siamo in Piemonte dove ci aspettano Gianluca e Raffaele.
Gianluca, titolare dell'Azienda Agricola Cascina Garitina, è alla quarta generazione di conduzione. Dal 1900, con la bis nonna Margherita (Garitina in dialetto, da cui il nome), sono presenti con 26 ettari di vigne di proprietà nel territorio di Castel Boglione, nel cuore dell'alto Monferrato, e si dedicano al rilancio del Barbera d'Asti, producendo 180.000 bottiglie all'anno.
La sua degustazione prevede 7 vini con 7 diverse storie.
Per primo ci ha serviti il suo vino giovane imbottigliato da soli tre giorni con la tecnica del tappo a vite. E' un Dolcetto D'Asti, poi proviamo un Garitta Barbera d'Asti, un Villalta 100% Barbera, Caranti Barbera Superiore, 900 Neuvsent Nizza, Amis del 2007 e il Niades, il mio preferito.
Niades è un Brachetto d'Acqui, D.O.C.G., anno 2011. E' quello che io definisco un vino da donna, al naso spicca la rosa canina, adatto con tutti i dolci.
Raffaele, invece, ci presenta il suo amico Sergio della Ettore Germano di Serralunga Alba, cuore della zona del Barolo. Azienda viticola dal 1856. A servirci il vino abbiamo il giovane figlio di Sergio, 13 anni ed un futuro davanti nel settore che già lo appassiona. L'azienda offre sedici etichette e la nostra degustazione ne prevede ben undici.
Impossibile parlarvi di tutte: dall'Alta Langa Brut, Nascetta, Binel, Dolcetto d'Alba, Nebbiolo, Barolo del 2008, Prapò 2007 e Prapò 2008, Cerretta, Lazzarino.
Un pò di attenzione la voglio dare a Hérzu un Langhe D.O.C. Riesling, 100% Riesling Renano.
La fermentazione avviene in acciaio per 40 giorni e poi viene refrigerato per impedire la fermentazione malolattica. Rimane poi sui lieviti per 6 mesi. Il profumo è fruttato, leggermente tropicale nelle fasi giovanili, ed evolve verso un leggero vegetale dovuto all'acidità che poi si trasforma in minerale e complesso. In bocca l'ingresso è pieno con una bella sapidità ed una bella dolcezza di frutto, che finisce lungo, fresco e persistente.
Si accosta a piatti di pesce crudo ed antipasti di mare in genere, pesci cucinati e zuppe.
E' ora di salutare tutti gli amici e concludere l'esperienza.
Vinitaly è vasto, per visitarlo tutto servirebbero almeno 3 giorni, ma io sono contenta del mio giro tra amici e storie di vigne.